Modelli imprenditoriali a confronto: viaggio studio in Egitto
A fine febbraio 2013 la cooperativa faentina Agrintesa ha organizzato, in collaborazione con Irecoop Emilia Romagna, un viaggio in Egitto per i propri soci per un utile confronto fra differenti modelli imprenditoriali.
Come già avvenuto per Spagna, Turchia e Cile, questa iniziativa ha permesso di verificare il grado di sviluppo tecnico e organizzativo raggiunto da altri paesi a vocazione frutti-viticola, ma anche di individuare possibili partner in sinergie commerciali internazionali.
I produttori faentini hanno avuto la possibilità di visitare alcune aziende egiziane collocate nella zona nord del Paese africano, quella a maggiore vocazione agricola, ubicata fra Cairo e Alessandria, resa fertile dalla disponibilità di acqua derivata o dal Nilo o da pozzi sotterranei. Alcune di esse intrattengono già rapporti di scambio ortofrutticolo con l’Italia.
Il tour
Durante la visita, i soci di Agrintesa hanno potuto visionare imprese di capitale di modello simile a quello cileno: grandi dimensioni aziendali (da 200 a 1.300 ettari), ingenti investimenti, vasta disponibilità di manodopera a basso prezzo (in media meno di 1$/ora), molteplici programmi per nuove produzioni da avviare “fuori-stagione” sui mercati internazionali.
Fra le aziende di produzione ed esportazione ortofrutticola più note e attive in Egitto, vanno citate Maba Agriculture, Nivex Farm, Pico Modern Agriculture, Blu Nile Company. In alcune di esse, i frutticoltori faentini hanno potuto osservare da vicino sia il processo produttivo e gli standard quali-quantitativi degli impianti, sia il livello organizzativo delle imprese e il loro stato di innovazione.
Cosa evincere da questo viaggio in Egitto?
L’Egitto appare oggi come un possibile partner, più che un competitor, con il quale instaurare rapporti di scambio e trading nel comparto ortofrutticolo. La frutta sub-tropicale e temperata in primavera, ma soprattutto alcuni tipi di ortaggi, possono rappresentare una valida opportunità di scambio con prodotti frutticoli tardivi come pomacee e kiwi per i quali le nostre imprese sono leader.
L’Egitto appare altrettanto interessante per le possibilità di introdurre know-how, innovazioni tecnologiche e mezzi della produzione che servirebbero a migliorare uno standard quali-quantitativo non sempre adeguato; anche in questo caso l’Italia avrebbe tutte le carte in regola per costruire valide sinergie.