Confcooperative in viaggio studio a Manchester
Confrontarsi con la diversità non solo rappresenta un tassello indispensabile nel complesso processo dell’innovazione, ma produce anche esternalità positive preziose sia per gli individui che per le imprese. Studiare le soluzioni pubbliche e private adottate da altri paesi per affrontare i principali problemi dell’attualità – dalla disoccupazione ai servizi alla persona, passando per l’educazione e l’imprenditorialità – aiuta a riflettere anche sui propri modelli, mettendone a fuoco con più lucidità punti di forza e debolezze strutturali, per portare a casa spunti preziosi per progetti di crescita futuri.
E’ con questa consapevolezza che da alcuni anni la Confcooperative Emilia-Romagna e le Unioni Provinciali utilizzano gli strumenti della formazione interprofessionale, con il supporto di IRECOOP, per investire in percorsi di formazione che includano un confronto con esperienze cooperative di altri paesi. Dopo l’esperienza a Mondragon del 2011, il piano formativo per il 2012 ha identificato come prioritario il Regno Unito, in particolare Rochdale, patria dei padri fondatori del modello cooperativo a livello internazionale.
Il 18 e 19 luglio 2012 un gruppo di 26 persone, composto da dirigenti e funzionari di Confcooperative e referenti per la formazione di Irecoop, ha incontrato i rappresentanti della cooperazione inglese e degli enti locali, in un fitto percorso a tappe che ha coinvolto: il Museo dei probi pionieri di Rochdale, il Co-operative College, la confederazione delle cooperative inglesi Co-operatives UK, l’esperienza di housing sociale e co-working delle cooperativa Homes for Change e Work for Change e gli enti locali di Rochdale e Odham che hanno adottato la forma cooperativa come modello per stimolare il conivolgimento dal basso dei cittadini nella gestione dei servizi pubblici a livello comunitario e di quartiere.
Culla della prima iniziativa economica fondata su principi cooperativi (1844), il Regno Unito ha poi visto evolvere il suo modello in forme e dimensioni diverse rispetto al resto d’Europa. Nato come cooperazione di consumo e incentrato principalmente sui servizi, oggi in gran parte concentrati attorno ad un grande gruppo cooperativo – il Cooperative Group – il modello cooperativo inglese è privo di una legislazione specifica che regoli e promuova il funzionamento delle imprese cooperative ed è sostanzialmente diverso da quello italiano, diffuso capillarmente su tutto il territorio, con poche realtà grandi e molte medio piccole e con una forte tradizione nel sociale e nella creazione di opportunità lavorative per i soci.
Al tempo stesso, negli ultimi hanni la cooperazione inglese ha sviluppato esperienze innovative nell’ambito delle energie rinnovabili e dell’azionariato popolare nella produzione e gestione dei servizi energetici, un esempio tra tanti è quello di Energy4all. E’ inoltre molto presente nel dialogo con il settore pubblico per la sperimentazione di nuovi modelli nella gestione dei servizi ai cittadini e sta contribuendo attivamente al grande fermento europeo attorno ai temi dell’impresa sociale. Tutti spunti che servono da stimolo per il settore anche in Italia e che hanno contribuito ad arricchire una due giorni densa di appuntamenti e contatti.
Per saperne di più sulle cifre e dinamiche della cooperazione inglese è possibile scaricare il rapporto 2012 cliccando sul link: Co-operative Economy 2012
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